Where

Versilia in età romana

What

Ricostruzione e visualizzazione delle caratteristiche geografiche e fisiche del territorio versiliese in età romana.

When, Who, Why

La linea di costa ha subito nel tempo variazioni a seguito dei cicli di ingressione e regressione marina che l’hanno interessata durante la fase del II-I secolo a.C., quando era più arretrata rispetto all’attuale  di circa un 1-1,5 km nel settore settentrionale e 5 km in quello meridionale. La fascia costiera presentava un esteso litorale sabbioso che un tempo era contraddistinto da un sistema di dune, aree umide e retro dunali, ormai residui di zone lagunari più ampie. Dei numerosi laghi e lagune costieri sopravvive soltanto il bacino di Massaciuccoli, mentre l’ampio Lago di Porta, all’altezza di Forte dei Marmi, è ormai prosciugato. L’esame della cartografia, delle fotografie aeree, della toponomastica e dei segni raccolti sul terreno con ricognizioni di superficie e scavi archeologici, ha permesso di ricostruire, seppur con molte incertezze, almeno due sistemazioni agrarie che avrebbero coinvolto il territorio in epoca romana. La prima, caratterizzata da strette maglie rettangolari, sembra limitata agli immediati dintorni di Luni e per questo generalmente riferita agli anni della fondazione della colonia (177 a.C.) e del completo assoggettamento delle popolazioni liguri (155 a.C.). Verso la fine del II secolo a.C. (115-109 a.C.) l’area ai piedi delle Apuane era certamente percorsa dalla via Aemilia Scauri che, come ricorda Strabone, passava per Pisa e Luni. Tuttavia è probabile che la zona fosse attraversata da un percorso strutturato fin dall’inizio del II secolo a.C., quando C. Aurelio Cotta avrebbe prolungato l’Aurelia Vetus, che giungeva fino a Pisa, con l’Aurelia Nova, almeno fino al Portus Lunae. Verosimilmente dunque l’Aurelia prima e l’Aemilia dopo, potrebbero aver coinciso col tracciato litoraneo che seguiva l’andamento arcuato del litorale antico. Doveva trattarsi di una via impostata su cordoni dunali, come attestato dai ritrovamenti effettuati nella zona del lago di Porta: più rettilinea, breve e forse servita da scali sia per la navigazione di cabotaggio lungo la costa, sia per i percorsi che solcavano le acque interne. L’apertura di una strada che collegava Roma e l’alleata Pisa alla struttura portuale di Luni, segna da un lato la presa di possesso di un territorio e dall’altro favorisce l’avvio delle complesse trasformazioni economiche, sociali e culturali legate al superamento del suo uso per scopi militari. La documentazione archeologica sembra attestare anche l’esistenza di un altro percorso stradale che seguiva un tracciato lungo il pedecolle, dove si snodava una viabilità con funzione di raccordo fra vari punti della strada litoranea e gli assi viari che facevano capo alle città di Lucca, Luni e Pisa. La seconda sistemazione agraria, da Luni fino oltre Pietrasanta, fu caratterizzata da una serie di allineamenti paralleli alla costa, i decumani, che incontravano altri assi perpendicolari, i cardines, delimitando centurie di circa 20 actus (710 m circa). Il decumanus maximus doveva essere costituito dalla via Aurelia/Aemilia, parallela alla costa e ricalcata per un cospicuo tratto dall’attuale via Aurelia. A volte è possibile riconoscere anche le suddivisioni minori, i limites intercisivi, che distinguevano all’interno i singoli lotti. La centuriazione della Versilia è stata ricostruita in gran parte grazie all’ipotesi secondo cui le edicole, le cappelle, le piccole chiese, numerose soprattutto nell’area tra Strettoia e Pietrasanta, conservino l’ubicazione degli antichi compita, ossia altari dedicati ai lares compitales, divinità protettrici dei crocicchi. Questa organizzazione territoriale fu forse realizzata tra il 42 e il 27 a.C., verosimilmente in occasione di una nuova deduzione coloniale, ma potrebbe essere contestuale all’originaria sistemazione agraria della colonia di Luni e rientrare nella disputa di confine del 168 a.C. tra Luni e Pisa.

Bibliografia

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